Vi siete mai
chiesti perché una persona sceglie di tifare una squadra di calcio? Perché un
ragazzino/ una ragazzina preferisce di dedicare la propria passione a una
compagine calcistica piuttosto che a un’altra?
Osservando il mio
circondante microcosmo ho potuto notare svariati motivi che aiutano a compiere
una delle prime scelte “di vita” che ci si trova ad affrontare (fuorché
non si sia un tifoso occasionale e voltabandiera, ma quelli su questo blog non
li consideriamo).
Spesso e
volentieri si tifa una squadra perché è quasi una “tradizione di
famiglia”. Il papà o il fratello
maggiore è interista e allora per associazione lo divento anch’io. Una pratica
diffusissima e abbastanza logica, niente da discutere qui.
Guardandosi
intorno tra i propri coetanei si può spesso notare un altro fenomeno: s’inizia
a tifare la squadra che in quel preciso momento storico è la più vincente. Sono
un classe 1985 e negli anni in cui s’inizia a interessarsi di calcio le due
squadre che andavano per la maggiore erano (ahimè) la Juve e il Milan che
imperversavano sia in Italia sia in Europa, moltissimi miei amici e conoscenti
coetanei in virtù di questo sono juventini o milanisti sfegatati malgrado
vengano da famiglie “storicamente” interiste/romaniste/chi-più-ne-ha-più-ne-metta-iste.
È un fenomeno che non mi è mai piaciuto più di tanto, ma si sa che i bambini
tendono più che spesso a schierarsi con i forti e a ignorare i presunti deboli.
A volte
semplicemente ci s’innamora di un giocatore che ci fa sognare, di una maglia o
dei colori sociali e qualche volta succede semplicemente così, all’improvviso
senza un vero motivo logico e ci si finisce nei meandri dell’insensato e
irrazionale mondo del tifo calcistico.
Se ripenso a come
sono diventato io tifoso dell’Inter credo che sia proprio l’ultima opzione
quella più vicina alla mia storia. Cresciuto lontano dall’Italia e lontano dal
calcio italiano, in Germania, in tempi in cui internet sembrava ancora
fantascienza e le antenne paraboliche satellitari erano inaccessibili per
famiglie operaie come la mia. Mio padre a me sembrava poco interessato al
calcio a meno che non giocasse la nazionale (ho scoperto solo dopo essermi
appassionato all’Inter che anche lui, come gran parte della mia famiglia, tifa
i nostri colori). Fratelli maggiori non ne ho, solo tre sorelle maggiori che
non capiscono un tubo di calcio, tanto è vero che a un certo punto si sono
dichiarate tifose juventine, avvalorando la mia teoria che loro col calcio
c’entrano quanto la nutella con la bistecca al sangue.
Io del calcio mi
sono appassionato durante il mondiale del 1994 negli Stati Uniti, con gli azzurri
di Sacchi trascinati in finale dal mitico Roberto Baggio, che diventò immediatamente
il mio idolo assoluto. A quei tempi non avevo una squadra del cuore e allora decisi
tra me e me che avrei tifato la squadra nella quale giocava il divin codino (che
allora era la Juve) allora chiesi informazioni a quel sant’uomo di mio padre. Lui
invece di liquidarmi semplicemente dicendomi che si trattasse della Juve mi spiegò
che non devo mica tifare una squadra solo perché ci gioca il mio idolo, perché i
calciatori cambiano la maglia ma il tifo per una squadra deve essere eterno.
Allora mio padre decise
di andare dal primo giornalaio che vendeva anche riviste italiane e mi comprò i
mitici giornaletti “Squadra Mia” di Inter, Juve e Milan e mi disse di leggerli e
farmi un’idea su quale fosse la mia squadra preferita. Non so perché ma con la Juve
e col Milan non nasceva quella simpatia che invece provavo per l’Inter, e da quel
giorno decisi di diventare interista, così quasi per caso.
Negli anni
seguenti ho però notato che il mio amore per l’Inter non è forse dettato dalla casualità.
L’Inter ha un’indole tutta sua e rispecchia dei valori in cui posso identificarmi
anche come uomo. Noi interisti non siamo quelli che farebbero di tutto per vincere,
noi accettiamo pure la sconfitta fuorché si giochi in modo pulito e onesto. Noi
interisti non ci attacchiamo a fronzoli e frasi fatte ma argomentiamo e avvaloriamo
le nostre tesi con i fatti. Noi interisti non siamo una massa di soldatini belli
precisi e tutti organizzati a puntino ma pure nel caos totale alla fine riusciamo
ad arrivare all’obiettivo. Noi interisti anche se sulla carta siamo sfavoriti siamo
pazzi abbastanza da provarci e riusciamo sempre a buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Noi interisti siamo i più passionali in assoluto e in un batter d’occhio passiamo
dalla depressione cosmica alla felicità assoluta. Noi interisti siamo i migliori…ecco
perché siamo INTERISTI!